I ritmi intensi a cui abitualmente siamo sottoposti possono essere fonte di stress e di ansia.
Iniziamo a fare chiarezza tra ciò che noi chiamiamo comunemente stress e ciò che appartiene ad uno stato ansioso. Possiamo affermare che lo stress è in relazione a difficoltà incontrate nella nostra vita quotidiana e che fonda le sue radici nelle situazioni di vita che normalmente affrontiamo tutti i giorni.
L’ansia invece ha origini più lontane, più remote e sovente è in relazione ad eventi che non necessariamente rientrano nella nostra consapevolezza.
Entrambe gli stati però alterano più o meno in modo intenso l’equilibrio neurovegetativo della persona.
Che cosa intendiamo per “alterazione neurovegetativa”?
Si parla di alterazione neurovegetativa quando sono presenti uno o più sintomi di distonia di tipo funzionale a carico del sistema nervoso, che portano ad uno squilibrio nella nostra persona.
La causa è fondamentalmente un’alterazione dell’equilibrio fra il sistema nervoso simpatico e il sistema nervoso parasimpatico del nostro organismo.
Il sistema autonomo neurovegetativo dell’uomo infatti è tenuto in equilibrio da queste due parti contrapposte: ciascuno di questi sistemi agisce sul nostro organismo in modo differente.
Normalmente, questi sistemi, lavorano in sinergia ed equilibrio. Uno sfasamento di questa sinergia e il prevalere di un sistema sull’altro causa disequilibri più o meno importanti.
Possono quindi comparire sintomi fisici come tachicardie, ipertensione o bradicardia, secchezza del cavo orale, sindromi gastroenteriche, disturbi digestivi, mal di testa ed emicrania, disturbi del sonno, dolori di schiena, etc…..
Lo sfasamento di questa sinergia può essere ricondotto allo stato di “tensione” eccessiva a cui il nostro corpo è sottoposto abitualmente e ad una attivazione eccessiva di un sistema rispetto all’altro.
Sollecitazioni continue e prolungate possono dare origine a sintomatologie anche emotive e psicologiche che si manifestano spesso come stanchezza, irritabilità, intolleranza, reazioni difficilmente controllabili.
Dove vi sia stata un’indagine medica che escluda la presenza di disfunzioni organiche o di altre patologie in atto, che possano spiegare la presenza di tali sintomatologie, il metodo Tomatis può risultare un valido strumento.
Grazie agli studi affrontati dal medico Alfred Tomatis oggi sappiamo che la funzione di ascolto (che si differenzia dal semplice sentire) messa a punto dal nostro orecchio ci fornisce circa l’80% della stimolazione sensoriale di cui il cervello necessita per funzionare a dovere. Grazie all’orecchio integriamo il nostro corpo, i nostri movimenti, la nostra postura.
L’ascolto quindi pone le basi di una comunicazione dinamica tra il mondo esterno e il nostro mondo interiore.
Il metodo Tomatis utilizza le funzioni dell’orecchio per rieducare l’ascolto, stimolando il sistema nervoso ad un nuovo equilibrio. Agisce sulla plasticità dei circuiti neurali che partecipano alla decodifica e analisi dei suoni e sui circuiti coinvolti nella motricità, equilibrio e coordinamento.
Utilizza un dispositivo chiamato “orecchio elettronico” che produce contrasti sonori tramite cambi improvvisi ma programmati di timbro e intensità sonore. Tale effetto ha il compito di stimolare il cervello, attivandone i meccanismi di attenzione e d’ascolto. Il suono viene trasmesso tramite cuffia per via AEREA, attraverso il canale uditivo, e mediante vibrazione per via OSSEA.
Le stimolazioni hanno durata di circa 2 ore ciascuna, e in media si dividono in tre distinti cicli.
Il primo ciclo solitamente presenta un percorso di 15 giorni, mentre il secondo e terzo ciclo mediamente hanno una durata di circa 10 giorni.
In un’ottica di prevenzione e benessere della persona un percorso Tomatis può aiutare quindi a riequilibrare l’organismo sottoposto ad un lavoro eccessivo.