La sessualità è una sfera molto composita, non legata alla sola genitalità ma connessa con sentimenti ed emozioni, valori, giudizi, stereotipi e pregiudizi, norme culturali e giuridiche. Secondo l’Organizzazione Mondiale di Sanità la salute sessuale deve essere considerata parte integrante dello stato generale di un individuo. In qualsiasi fase della vita.
Solo negli ultimi decenni si è cominciato a parlare di sessualità della terza età, argomento prima poco trattato se non addirittura evitato. Le trasformazioni culturali e soprattutto la variazione dell’aspettativa di vita lo hanno reso invece di estrema attualità.
Lo stadio avanzato della maturità adulta non comprende necessariamente la regressione sessuale; esso è al contrario un momento in cui attuare importanti esplorazioni di un nuovo potenziale sessuale. Infatti la sessualità nasce con l’individuo, ma attraverso varie fasi di sviluppo si connota e raggiunge di volta in volta livelli e mete diverse.
Alle fasi di infanzia, fanciullezza, pubertà, adolescenza, giovinezza ed adultità si usa oggi aggiungere la presenza di un lungo periodo caratterizzato da sessualità attiva post riproduttiva; in ambito sessuologico non si parla più di ‘terza età’, bensì di ‘età conquistata’ prima della senescenza. Con ‘età conquistata’ si intende quel periodo di 25-30 anni nel quale la sessualità non è legata alla riproduzione, ma ha ancora una grossa valenza di autorealizzazione e di rinforzo dei legami. Si tratta di quella fase di vita che per le donne si può facilmente identificare con il periodo successivo alla menopausa; nell’uomo non si può parlare di un analogo della menopausa femminile, ma dai cinquant’anni in poi si hanno variazioni ormonali che ugualmente mutano la sensazione soggettiva di soddisfazione sessuale.
Molti studi scientifici mostrano che in questo periodo vi può essere addirittura un miglioramento della sessualità. Infatti i meccanismi reattivi del corpo non scompaiono, ma semplicemente cambiano: vi è ad esempio un rallentamento della dinamica eccitatoria, nell’uomo si allungano i tempi di latenza, vi è una netta diminuzione della lubrificazione e così via. Facilmente questi mutamenti generano insicurezza e preoccupazione; spesso la donna non si percepisce più come oggetto di desiderio e avverte un senso di insicurezza nelle proprie capacità seduttive, mentre l’uomo interpreta i cambiamenti fisiologici come un fallimento.
Si insinua così lo stereotipo di una sessualità che si indebolisce e questo può generare la credenza che essa sia superflua, pericolosa o non meritevole di essere esplorata. A volte, al contrario, le esigenze affettive e sessuali restano molto attive col progredire dell’età, ma emerge la paura del rischio che gli altri possano non capirle, con conseguente vergogna dei propri legittimi desideri.
Sono quindi vari i fattori che impediscono di vivere con serenità quella che è semplicemente una fase diversa, da scoprire e da vivere con gioia: fra questi la non corretta informazione sulle modificazioni fisiologiche che subisce il corpo, le implicazioni psicologiche che ne derivano, la mancanza di condivisione e confronto con il partner, i familiari e le persone che ci circondano. È importante ricordarsi che con il passare degli anni la sessualità si fa diversa, ma non peggiore. Si tratta di una sessualità sfumata, raffinata, non solo focalizzata sugli organi genitali e sul coito, che richiede comportamenti, azioni e modi di porsi di fronte al piacere altri dalle età precedenti. Una sessualità che è comunicazione di accettazione di un altro corpo, nel quale si rispecchiano i cambiamenti del proprio.
Dott.ssa Simona Sola
Psicoterapeuta – Sessuologa Clinica