Mamma ti sento!

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MAMMA TI SENTO!

L’ascolto e la musica hanno un ruolo importante nella vita intrauterina.
Sono molti gli studi nell’ambito scientifico che dimostrano che la capacità del feto di sentire iniziano intorno alla ventesima settimana di gestazione e diventa in grado di reagire alla voce della madre, intorno alla trentacinquesima settimana.
Risale al 1986 una delle prime evidenze di questa abilità fetale. Lo studio elegante svolto da Anthony J. DeCasper e Melanie J. Spence coinvolse 330 donne a cui fu chiesto di raccontare sempre una stessa storia nelle ultime 6 settimane gestazionali. Dopo la nascita 16 di questi bimbi furono sottoposti alla misurazione del tempo di suzione del seno materno durante la narrazione della storia a loro raccontata prima della nascita, che risultata più lungo rispetto al tempo di suzione quando veniva raccontata una storia mia sentita.
«La conclusione implica che i feti avevano appreso e ricordato qualcosa sui segnali acustici che specificavano il loro particolare passaggio target. (ad esempio, segnali prosodici come il ritmo sillabico, il tempo di inizio della voce delle consonanti, la struttura armonica dei suoni vocalici sostenuti e/o l’ordine temporale di questi suoni).» (DeCasper & Spence, 1986)
Ma la cosa sorprendente e che non solo i feti sentono e ricordano, ma iniziano ad acquisire capacità propedeutiche al linguaggio, già a partire dall’utero.
Gli studi più recenti suggeriscono che l’apprendimento della prosodia linguistica, inizi durante la gravidanza. Uno studio condotto da Eino Partanen, et al. (2013) sembra confermare che l’accuratezza nella discriminazione uditiva determina lo sviluppo di tracce mnesiche che rafforzano i prerequisiti necessari per lo sviluppo linguistico.
«L’apprendimento, alla base del comportamento adattivo e intelligente, è basato su cambiamenti negli assemblaggi neurali e si riflette sulla modulazione delle risposte elettriche del cervello. Nell’infanzia, si formano tracce di memoria a lungo termine grazie all’apprendimento uditivo, migliorando le capacità di discriminazione, in particolare quelle rilevanti per la percezione e la comprensione del parlato. Qui mostriamo una prova neurale diretta che le tracce di memoria neurale si formano con l’apprendimento uditivo prima della nascita. I nostri risultati indicano che le esperienze prenatali hanno una notevole influenza sull’accuratezza della discriminazione uditiva del cervello il che può supportare, ad esempio, l’acquisizione del linguaggio durante l’infanzia. Di conseguenza, i nostri risultati implicano anche la possibilità di sostenere lo sviluppo uditivo precoce e di compensare potenzialmente le difficoltà di natura genetica, come i disturbi del linguaggio o la dislessia.» (Partanen, et al., 2013)
Parlare, raccontare storie, leggerle ad alta voce, cantare, e ascoltare musica, sono sicuramente dei modi semplici e immediati per entrare in contatto con il nostro bambino e aiutarlo ad avvicinarsi al linguaggio e allo sviluppo di abilità future.
Rimango disponibile per chi desidera approfondire l’argomento o ricevere informazioni sulle stimolazioni uditive rivolte alle mamme nel periodo della gravidanza.

Centro Arteascolto
Dott.ssa Monica Fabrizia Carrara

APPROFONDIMENTI
Anthony J. DeCasper e Melanie J. Spence: Prenatal Maternal Speech Influences Newborns’ Perception of Speech Sounds – Il linguaggio materno prenatale influenza la percezione dei suoni del linguaggio da parte dei neonati. Comportamento e sviluppo infantile, 9 (2), 133-150. Scaricabile: https://doi.org/10.1016/0163-6383(86)90025-1
Eino Partanen, Teija Kujalaa, Risto Näätänena, Auli Liitola, Anke Sambethf, Minna Huotilainena: Learning-induced neural plasticity of speech processing before birth – Plasticità neurale indotta dall’apprendimento dell’elaborazione del linguaggio prima della nascita. PNAS vol. 110 | N. 37 – 26 Agosto 2013 – Scaricabile: https://doi.org/10.1073/pnas.1302159110

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Plasticità Neurale

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Nel precedente articolo ci siamo posti l’interrogativo di spiegare come il metodo Tomatis possa essere un efficacie strumento in contesti di applicazione così differenti. Il principio su cui si fonda il metodo è legato alla “plasticità neurale”.
Ma cos’è la plasticità neurale?
É la capacità del nostro cervello di modificarsi e di adattarsi in risposta agli stimoli ambientali, un’indispensabile abilità sviluppatasi in funzione della nostra sopravvivenza.
L’ambiente che ci circonda sottopone il nostro cervello a continui stimoli, che guidano, influenzano e trasformano la nostra capacità di pensare, apprendere, attivare risposte comportamentali, inducendo la crescita o il rinforzo di nuove reti neurali e di connessioni cerebrali.
Per molti anni siamo stati portati a credere che questa qualità fosse una prerogativa nello sviluppo del bambino, e che, raggiunta l’adolescenza, il nostro cervello andasse in contro ad un irrigidimento, non consentendo lo sviluppo di nuove connessioni né tantomeno della nascita di nuovi neuroni. Tuttavia oggi sappiamo che il processo di sinaptogenesi (le connessioni che legano i neuroni) avviene durante tutto l’arco della vita e che, in alcune aree del nostro cervello, è possibile il rigenerarsi delle cellule nervose.
Seppur quindi non ne siamo consapevoli, la plasticità cerebrale è qualcosa a cui assistiamo quotidianamente: ogni volta che ad esempio “cambiamo idea” siamo di fronte ad una forma di plasticità cerebrale che induce modificazioni nei nostri neuroni.
L’azione del metodo può agire su diversi livelli:
• Sul riflesso stapediale
• Sul nervo Vago e sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
• Sul coordinamento dei compiti di comunicazione interemisferica
• Sul sistema attentivo
• Sul cervelletto e sul tronco cerebrale
 
Nel prossimo articolo affronteremo nel dettaglio le singole azioni del metodo.
A presto
Centro Arteascolto
Dott.ssa Monica Fabrizia Carrara
 
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Il rifesso stapediale: su cosa agisce e perché?

articolo
Il metodo Tomatis e il rifesso stapediale: su cosa agisce e perché?
Nei precedenti articoli abbiamo evidenziato quanto il nostro sistema nervoso sia plastico e come questa caratteristica sia un prerequisito indispensabile per l’essere umano sottoposto costantemente ad adattamento.
Il solo concetto di “Plasticità” però, non è in grado di spiegarci come la musica e il metodo Tomatis possano agire nei diversi ambiti in cui si propone di operare.
Per cercare di fare maggiore chiarezza oggi cercheremo di spiegare uno dei diversi livelli su cui il metodo lavora: “Il riflesso stapediale”.
Forse non tutti sanno che la membrana timpanica è ciò che separa l’orecchio medio dall’orecchio interno. Essa è dotata di grande flessibilità e svolge una funzione fondamentale nel passaggio del suono grazie alla catena degli ossicini, oltre che garantire la modulazione, amplificazione o riduzione dell’onda sonora.
Tutto ciò è garantito dal più piccolo dei muscoli presenti nel nostro corpo “lo stapedio”: lungo circa 1 millimetro questo muscolo striato regola la tensione della membrana svolgendo una funzione di protezione per l’apparato uditivo da stimolazioni troppo intense oltre che giocare un ruolo fondamentale nella discriminazione del suono.
L’orecchio elettronico, così come quasi tutti i trattamenti che usano il condotto uditivo e la musica, (es: Metodo Tomatis – Metodo AIT – SSP Porges) grazie a cambi improvvisi e imprevedibili di frequenze sonore, mantiene in constante lavoro il muscolo. Questa attività garantisce il miglioramento della percezione sonora, favorendo ad esempio nei bambini con disturbi dell’apprendimento la localizzazione del suono i cui effetti positivi sono visibile anche nella comprensione e nella pronuncia.
Ma l’effetto non si limita a questo.
Il suono svolge nella vita della persona un ruolo fondamentale dal punto di vista relazionale.
Gli studi Embriologici hanno reso chiaro lo stretto rapporto che esiste tra l’apparato uditivo, l’apparato fonatorio e i muscoli del viso. La Teoria Polivagale proposta dal Dott. Porges ha datato una lettura del sistema nervoso in termini filogenetici evidenziando il ruolo fondamentale del nervo vago. L’attività imposta dalle variazioni frequenziali sul muscolo stapedio determinano un feedback di risposta che migliora la percezione del contesto ambientale rendendolo più sicuro e favorendo nella persona quello che Porges chiama “social engagement”.
Per questo, in generale i trattamenti musicali basati su variazioni di frequenza possono migliorare la percezione dell’ambiente e rendere il contesto più sicuro per la persona. (come accade nei bambini affetti da sindrome Autistica, dove la riduzione della sensibilità ai suoni favorisce una migliore interazione sociale).
Questo semplice effetto garantisce pertanto la possibilità di migliorare la percezione del suono in termini di selettività e discriminazione, portando miglioramenti nel contesto dell’apprendimento, e nella percezione di un contesto più sicuro, favorendo la spinta comunicativa e migliorando l’interazione sociale in diverse patologie.
A presto
Centro Arteascolto
Dott.ssa Monica Fabrizia Carrara
Per approfondimenti:
Teoria Polivagale: State of Mind- Il Giornale delle Scienze Psicologiche –
An Integrative Review of the Effectiveness of the Tomatis Method in Children with Autism Spectrum Disorder di Irena Brbić, Laura Tomić – 22 luglio 2020
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