Nel precedente articolo ci siamo posti l’interrogativo di spiegare come il metodo Tomatis possa essere un efficacie strumento in contesti di applicazione così differenti. Il principio su cui si fonda il metodo è legato alla “plasticità neurale”.
Ma cos’è la plasticità neurale?
É la capacità del nostro cervello di modificarsi e di adattarsi in risposta agli stimoli ambientali, un’indispensabile abilità sviluppatasi in funzione della nostra sopravvivenza.
L’ambiente che ci circonda sottopone il nostro cervello a continui stimoli, che guidano, influenzano e trasformano la nostra capacità di pensare, apprendere, attivare risposte comportamentali, inducendo la crescita o il rinforzo di nuove reti neurali e di connessioni cerebrali.
Per molti anni siamo stati portati a credere che questa qualità fosse una prerogativa nello sviluppo del bambino, e che, raggiunta l’adolescenza, il nostro cervello andasse in contro ad un irrigidimento, non consentendo lo sviluppo di nuove connessioni né tantomeno della nascita di nuovi neuroni. Tuttavia oggi sappiamo che il processo di sinaptogenesi (le connessioni che legano i neuroni) avviene durante tutto l’arco della vita e che, in alcune aree del nostro cervello, è possibile il rigenerarsi delle cellule nervose.
Seppur quindi non ne siamo consapevoli, la plasticità cerebrale è qualcosa a cui assistiamo quotidianamente: ogni volta che ad esempio “cambiamo idea” siamo di fronte ad una forma di plasticità cerebrale che induce modificazioni nei nostri neuroni.
L’azione del metodo può agire su diversi livelli:
• Sul riflesso stapediale
• Sul nervo Vago e sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
• Sul coordinamento dei compiti di comunicazione interemisferica
• Sul sistema attentivo
• Sul cervelletto e sul tronco cerebrale
Ma cos’è la plasticità neurale?
É la capacità del nostro cervello di modificarsi e di adattarsi in risposta agli stimoli ambientali, un’indispensabile abilità sviluppatasi in funzione della nostra sopravvivenza.
L’ambiente che ci circonda sottopone il nostro cervello a continui stimoli, che guidano, influenzano e trasformano la nostra capacità di pensare, apprendere, attivare risposte comportamentali, inducendo la crescita o il rinforzo di nuove reti neurali e di connessioni cerebrali.
Per molti anni siamo stati portati a credere che questa qualità fosse una prerogativa nello sviluppo del bambino, e che, raggiunta l’adolescenza, il nostro cervello andasse in contro ad un irrigidimento, non consentendo lo sviluppo di nuove connessioni né tantomeno della nascita di nuovi neuroni. Tuttavia oggi sappiamo che il processo di sinaptogenesi (le connessioni che legano i neuroni) avviene durante tutto l’arco della vita e che, in alcune aree del nostro cervello, è possibile il rigenerarsi delle cellule nervose.
Seppur quindi non ne siamo consapevoli, la plasticità cerebrale è qualcosa a cui assistiamo quotidianamente: ogni volta che ad esempio “cambiamo idea” siamo di fronte ad una forma di plasticità cerebrale che induce modificazioni nei nostri neuroni.
L’azione del metodo può agire su diversi livelli:
• Sul riflesso stapediale
• Sul nervo Vago e sull’asse ipotalamo-ipofisi-surrene
• Sul coordinamento dei compiti di comunicazione interemisferica
• Sul sistema attentivo
• Sul cervelletto e sul tronco cerebrale
Nel prossimo articolo affronteremo nel dettaglio le singole azioni del metodo.
A presto
Centro Arteascolto
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Dott.ssa Monica Fabrizia Carrara
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